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Vespasiano da Bisticci: religione, politica e cultura attraverso gli occhi del «principe de' librai del mondo»

Auteur Denise BRAZZALE
Directeur /trice Prof. Uberto Motta
Co-directeur(s) /trice(s)
Résumé de la thèse

Vespasiano da Bisticci fu un copista e mercante di libri fiorentino, conosciuto per la straordinaria velocità con la quale egli riuscì a creare e rifornire intere biblioteche private per i personaggi più eminenti di tutta Europa. La rete di conoscenze che legava Vespasiano a facoltosi umanisti e uomini di lettere gli permise di espandere molto velocemente la sua attività oltre le Alpi. Le numerose e varie attività affidate a Vespasiano, come la progettazione di alcune biblioteche private e le richieste di consulenza bibliografica, lo resero un punto di riferimento a livello internazionale, non solo per la produzione libraria, ma anche sul piano culturale. Di Vespasiano da Bisticci sono possedute le lettere e la raccolta di Vite di uomini illustri del XV secolo scritta dopo la cessazione della sua attività e il suo ritiro nell’ Antella, avvenuto circa nel 1488, in seguito alla diffusione della stampa. Vespasiano fu autore anche di un’ Exhortatione a Caterina de’ Portinari, scritta in occasione del matrimonio tra la donna e Giannozzo Pandolfini nel 1480, e la Vita di Alessandra de’ Bardi, unico ritratto femminile, equiparabile per devozione e virtù a le Vite. Questi due scritti aprirono la strada alla stesura del Libro delle lodi e comendazione delle donne, una trattazione cronologica che ambì a presentare le figure femminili più rilevanti dell’Antico e Nuovo Testamento, dell’epoca romana e delle illustri famiglie fiorentine. L’opera di maggiore estensione dopo le Vite, è il Libro della vita et conversatione dei cristiani, iniziata negli anni Settanta e rimasta in forma di bozza fino al 1497. Molti sono gli interrogativi che avvolgono, invece, il Tratato contro a la ingratitudine, composto tra il 1494 e il 1497, il quale potrebbe essere considerato un’appendice al Libro dei Cristiani, sul tema del peccato dell’ingratitudine di cui probabilmente Vespasiano si sentì vittima per l’irriconoscenza del potere laurenziano dopo tale fama libraria.

Le Vite di uomini illustri del XV secolo costituiscono l’opera maggiore di Vespasiano e raccolgono almeno 116 biografie di coloro che, secondo il giudizio di Vespasiano, erano gli uomini illustri contemporanei; restituendo così un’immagine dei costumi, delle usanze e del vivere della seconda metà del Quattrocento. Le Vite, citate spesso in studi di storia, filologia e letteratura, cominciarono ad essere impiegate dagli studiosi come fonti aneddotiche per ricostruire il Quattrocento italiano, soprattuto a partire da Burckhardt il quale le valorizzò nel suo La civiltà del Rinascimento in Italia del 1860.

Dell’enorme corrispondenza di Vespasiano, invece, ci sono rimaste solo poche lettere. La raccolta, edita criticamente da Giuseppe M. Cagni (1969), è il risultato di un’aggregazione artificiale, operata dagli editori moderni. Vespasiano, probabilmente per compiacere Alessandro Pandolfini e i membri dell’Accademia fiorentina, fece trascrivere un piccolo gruppo di lettere selezionate tra quelle ricevute, tale raccolta fu pubblicata in un volumen epistolarum acceptarum dedicato allo stesso Pandolfini. La raccolta si presenta come una pubblicazione isolata, dal momento che lo stesso Vespasiano non aveva mai pensato alla pubblicazione dei propri scritti. Le lettere scambiate con i propri corrispondenti coprono una vasta gamma di argomenti peculiari della cultura umanistica: discussioni di diatribe filologiche, narrazioni di fatti storici, scambi di vedute politiche, le biblioteche degli umanisti e dei mecenati delle principali corti europee.

Grazie al ruolo chiave occupato da Vespasiano all’interno della civiltà Quattrocentesca fiorentina, egli ebbe modo di conoscere ed entrare in contatto con i maggiori esponenti dell’epoca. La prima testimonianza della rete di conoscenze che si crea attorno alla sua figura e alla sua bottega, è visibile nelle sue lettere, dove oltre agli affari, Vespasiano discuteva sugli avvenimenti politici, questioni religiose e letterarie. Le Vite così come la raccolta di lettere di Vespasiano sono pervase da pensieri e riflessioni dell’autore sul suo tempo che non sono ancora stati valutati e interpretati nel loro complesso. Per tale ragione, ciò che questo progetto vuole fare è uno studio della produzione di Vespasiano, con lo scopo di far emergere e risaltare il punto di vista dell’autore su quelli che sono tre aspetti fondanti della cultura rinascimentale: la politica, la religione e la letteratura.

Nelle Vite Vespasiano descrive la vita privata e pubblica dei personaggi che raggiunsero la fama attraverso opere politiche, esempi di santità e di eccellenza sia nelle lettere che nelle arti. Vespasiano scrisse le proprie biografie in modo entusiasticamente incantato, annotando avvenimenti e aneddoti a cui lui stesso presenziò. Come afferma, Vittorio Rossi «A Vespasiano non stanno a cuore le cose grandi, quelle che suol registrare la satira togata. I suoi personaggi ama coglierli nell’intimità della vita privata, dove più libere si manifestano l’indole e le tendenze loro individuali, nella conversazione familiare dove guizza il motto arguto e pungente, in mezzo ai fardelli che accadono alla giornata piuttosto che in atteggiamento di politici che ordiscono gravi trattati». Proprio questo modo ‘incantato’ di Vespasiano di descrivere i personaggi del suo tempo, rende legittimo un ulteriore interrogativo: fino a che punto le biografie di Vespasiano posso essere considerate una verosimile descrizione e quando, invece, la descrizione diventa una celebrazione al limite del mito? Sulla base di questa considerazione un altro punto che il progetto vuole analizzare è l’idealizzazione che plasma le biografie di Vespasiano, idealizzazione che deve essere contestualizzata al tempo storico e al contesto culturale in cui l’autore vive.

Le lettere, e più ampiamente le Vite, dunque, costituiscono il resoconto e il bilancio di un personaggio che ha vissuto appieno gli avvenimenti culturali e politici del suo tempo, analizzandoli e criticandoli velatamente. Per esempio, più volte nelle Vite Vespasiano insiste nel sottolineare il decadimento degli studi, il tramonto dei mecenati, la poca stima in cui erano tenuti gli umanisti, e l’invenzione della stampa. Si tratta di una laudatio temporis acti, la consapevolezza e la preoccupazione per un mondo, quello delle corti umanistiche, ormai al tramonto che necessita di essere approfondita e studiata.

La maggior parte delle informazioni contenute nelle lettere, viene ampliata e discussa poi nelle corrispettive biografie dei propri corrispondenti, si pensi per esempio a Donato Acciaiuoli (lettera 1; Vite II, 21), Filippo Podcataro (lettera 2; Vite I, 319), Giannozzo Manetti (lettera 6, Vite II, 519). Ciò che il progetto intende fare è analizzare le Lettere e le Vite di Vespasiano con l’intento di ricostruire l’ attenzione dell’ autore alla situazione politica contemporanea nella città di Firenze, e più ampiamente per gli avvenimenti in atto nella penisola, così come la sua posizione religiosa e il suo pensiero sopra gli avvenimenti culturali e le correnti letterarie contemporanee. Per ricostruire la visione di Vespasiano si intende analizzare il contenuto delle lettere, confrontando le informazioni con quelle contenute nelle Vite. Dopo aver ricostruito la sua visione sulla religiosità, sugli avvenimenti politici e culturali, contestualizzata all’epoca laurenziana, si cercherà di comprendere come e in che modo la visione di Vespasiano abbia costituito un filtro nella scelta delle personalità da inserire all’interno delle Vite.

Statut en cours
Délai administratif de soutenance de thèse 2025/2026
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